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giovedì 17 novembre 2016

FO - Calcio, don Massimo Masini. "Lo sport è scuola di vita. Bestemmie? Da noi c'è l'espulsione"

Calcio: Che rapporto c'è tra il calcio, lo sport in generale, e la fede?
Di questo e di molto altro abbiamo parlato con don Massimo Masini, sacerdote di Civitella di Romagna. Forlivese di nascita, quasi 52 anni e grande tifoso della Lazio.
Dove è nato?
"Sono di Forlì, precisamente di San Varano, dove i miei genitori, ormai anziani, vivono, in aperta campagna".
Quanti anni ha?
"Vado per i 52".
Quando ha deciso di entrare in seminario? 
"Ho preso un anno di aspettativa al lavoro il 16 settembre 1991, e dopo sette anni, il 3 ottobre  1998, sono stato ordinato sacerdote da mons Vincenzo Zarri".
Prima di cosa si occupava?
"Non ho una grande cultura, ho fatto studi meccanici, ho lavorato in officine come tornitore, ho servito la patria nell’Arma dei carabinieri (1984-85), alla fine del 1985 sono stato assunto come fattorino nell'allora Cassa Rurale di Forlì, ora Banca di Forlì". 
Sport e religione: c'è, secondo lei, un intreccio?
"Grande importanza assume oggi la pratica sportiva, perché può favorire l'affermarsi nei giovani di valori importanti quali la lealtà, la perseveranza, l'amicizia, la condivisione, la solidarietà.
Papa Francesco ha detto: "La Bibbia ci insegna che la persona umana è un tutt’uno, spirito e corpo. Per questo occorre  coltivare sempre, insieme all’attività sportiva, anche agonistica, la dimensione religiosa e spirituale. (Alle squadre di Argentina e Italia 7 giugno 2014)". Fare sport  vuol dire respingere ogni forma di egoismo e di isolamento, è l’occasione per incontrare e stare con gli altri, per aiutarsi a vicenda, per gareggiare nella stima reciproca e crescere nella fraternità.
Ogni cristiano è chiamato  a  diventare un valido atleta di Cristo, cioè un testimone fedele e coraggioso del suo Vangelo. Ma per riuscire in ciò è necessario che egli  perseveri nella preghiera, in particolare la S. Messa domenicale, si alleni nelle virtù della carità e della condivisione, segua in tutto il suo allenatore e maestro Gesù!"
A volte gli sportivi si lasciano andare ad espressioni blasfeme. Cosa ne pensa?
"Un vecchio parroco diceva: bestemmiare non serve. Se ci credi sai che Dio non c’entra se hai sbagliato mira, se non ci credi con chi te la prendi, dato che non esiste? Da noi a Civitella, quando un giocatore bestemmia c’è il rosso diretto. L’emozione, in questo caso la rabbia c’è, ma occorre contenerla. Il rispetto dell’avversario, il far play al primo posto. Purtroppo i campioni di serie A spesso non danno dei grandi esempi, per non parlare dei genitori a bordo campo che inveiscono contro tutti e tutto per l’intera  partita dei propri figli".
Quanto la religione può aiutare lo sport e viceversa?
"Nelle recenti olimpiadi e paraolimpiadi di Rio abbiamo ammirato le imprese di grandi atleti,  che  per  giungere a quei risultati si sono sacrificati per  anni, ogni  giorno. Questa  è  la  logica dello  sport, specialmente dello sport olimpico; ed è anche la logica della vita: senza sacrifici non si ottengono risultati importanti, e nemmeno autentiche soddisfazioni. Tania Cagnotto che vince ancora due medaglie nella sua ultima olimpiade, Gregorio Paltrinieri che si conferma d’oro nella prova massacrante dei 1500 stile libero, la nazionale di pallavolo d’argento dopo averci fatto sognare, tutti hanno portato un frammento di bellezza, compresa l’umiliazione del quarto posto di Federica Pellegrini. Un ricordo però va anche alle paraolimpiadi: un Alex Zanardi che a 50 anni senza le gambe, trova stimoli per vincere l’oro con la bicicletta a mano (da vedere il film 50 x Rio), oppure Bebe Vio che a 19 anni senza gambe né mani vince l’oro del fioretto con una grinta incredibile, sono un inno alla vita, per tutti noi! Lo sport è davvero una scuola di vita, l’avversario non è mai un nemico".
E' tifoso della Lazio: come nasce questa passione?
"Per caso, nel lontano 1975 mio papà propose a me e mio fratello di scegliere una squadra ad un patto: per tutta la vita. Mio fratello scelse l’Inter, io la Lazio fresca di primo scudetto. Le soddisfazioni non sono state molte, a parte lo scudetto del 2000 con la corazzata di Eriksson, e qualche coppa Italia. Se la Lazio perde, non guardo la Domenica Sportiva! Peccato per Pioli, ha perso tre finali, meritava di più! Ora vediamo Simone Inzaghi!"
Se la sente di dare un consiglio a chi pratica sport?
"Uso ancora le parola di papa Francesco: "Lo sport insegna a dare il meglio di sé stessi, a non accontentarsi di un “pareggio” mediocre. Non accontentarsi  vite tiepide, vite “mediocramente pareggiate”: no, no! Andare avanti, cercando la vittoria sempre! Io trovo tre strade, per i giovani, per i ragazzi, per i bambini. La strada dell’educazione, la strada dello sport e la strada del lavoro, cioè che ci siano posti di lavoro all’inizio della vita giovanile! Se ci sono queste tre strade, io vi assicuro che non ci saranno le dipendenze: niente droga, niente alcol. Perché? Perché la scuola ti porta avanti, lo sport ti porta avanti e il lavoro ti porta avanti (alla delegazione olimpica 2016)".
Aggiungo l’onestà, il non cercare scorciatoie poco pulite. Fa male sapere che qualche allenatore propone qualche “aiutino” ai suoi ragazzi Scendere in campo realmente, in un campetto reale, con compagni e avversari reali, vale mille volte una partita alla playstation da solo! Scendere in campo per non guardare la vita solo dal balcone!".

Simone Feroli
foto Facebook.com/massimo.masini.54/

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