Asd Scatenati: Stefano Benci è uno scalatore romagnolo che veste i colori del team KTM
ASD Scatenati per la seconda stagione consecutiva. Frequenta le
granfondo da un decennio con spirito da agonista vero. Ha un rendimento
molto regolare ed è un habitué della top 100 con diversi piazzamenti
entro la 50ª posizione assoluta e qualche puntatina nelle prime 20.
Corre fra i Veterani, di certo una delle categorie più agguerrite, dove
spesso lo troviamo nei primi dieci e non di rado a ridosso del podio.
Andiamo a conoscerlo.
Stefano, come e quando è nata la tua passione per il ciclismo?
Nei primi anni 90. Abitando sul Passo del Carnaio la bici è la cosa
più bella in assoluto, anche per spostarsi e fare cicloturismo puro. Poi
nel 2003 mi sono trovato a pedalare con dei ragazzi del Gc Alto Savio
che mi dicevano «sei sprecato per i cicloraduni». Così nel 2004-2005 ho
iniziato con le cronoscalate perché avevo paura del gruppo e anche
perché andavo già forte in salita. Nel 2006 ho iniziato con i circuiti e
qualche mediofondo ma non era il mio pane perché vengo fuori alla
distanza e più le gare sono dure e più mi diverto.
Così sei passato alle granfondo. C'è un personaggio che per te come ciclista è stato determinante?
Io sono dell'era di Marco Pantani e lo conoscevo anche personalmente:
quando si allenava sul Passo del Fumaiolo lo vedevo passare mentre
lavoravo. Mi aveva toccato il suo modo di andare in bici, il suo
carisma, le sue gesta. Mi piacciono le sue gesta. Oggi mi piacciono
Contador, Nibali ma lui è unico. Dalle mie parti c'è la neve cinque mesi
all'anno e d'inverno mi alleno sui rulli in tavernetta davanti al pc e
ancora oggi lo faccio guardando le sue imprese.
Come è cambiato nel tempo il tuo modo di andare in bici rispetto a quando hai iniziato?
Nel 2009, da quando ho iniziato le granfondo, c'è stato un cambio di
marcia. Dopo le prime 2-3 granfondo di quell'anno mi è venuto tutto
logico. Mi alleno da solo, senza tabelle, seguendo i consigli di due
miei grandi amici: Emanuele Ciotti della Lucky Bike e Antonio Dall'Acqua
di Milano, entrambi medici. Nonostante il passare degli anni, mi
conosco sempre meglio e la prestazione migliora anche se il recupero si
allunga.
Quante ore riesci a dedicare alla bici ogni settimana?
Esco dalle tre alle cinque volte: il lunedì, il mercoledì e il
venerdì ho il pomeriggio libero, poi il sabato e la domenica pedalo con
gli amici. In media sono 4 uscite per una distanza di 350/500 chilometri
a settimana. In realtà in un anno non faccio tantissimi chilometri,
sono arrivato al massimo a 14.000. Dal 20 settembre al 20 dicembre vado
alla ricerca di tartufi bianchi e stacco completamente dalla bici e
questo mi aiuta molto: non vedo l'ora di ricominciare e ogni anno ho la
stessa passione dell'anno precedente. In inverno, durante la
preparazione arrivo anche a 6/7 sedute di allenamento sui rulli.
Cos'è il ciclismo per Stefano Benci?
É una parte importantissima. Al primo posto metto la mia famiglia,
che adoro, poi c'è il ciclismo. Non riesco a immaginarmi senza. Prendere
la bici, andare in giro, sentire l'aria che passa sotto il casco… A
parte lo Zoncolan, ho fatto tutte le salite d'Italia ma emozionanti come
il Gavia non ce ne sono. Un'altra che mi ha impressionato è il
Fauniera.
Il bello del ciclismo è che conosci tutta Italia, ormai ho amici, ma
proprio amici, da Milano a Roma, a Torino, a Taranto, Faenzam, Ravenna,
Rimini... Il ciclismo è agonismo ma anche molta correttezza fra i
compagni e gli amici di questi anni.
E con i compagni di squadra che pedalano al tuo fianco?
Da parte mia c'è una rivalità sana: non ci troviamo spesso in
allenamento insieme, ma quelle volte che succede cerchiamo di
stimolarci, senza invidia né agonismo. Io sono un montanaro schietto, e
non ho mai sgomitato con la bici. Stravedo per Valerio Magnani, che è
una persona squisita. Sono grande amico di Manuel Biserna di cui ero già
stato compagno di squadra. Un altro grande amico anche di sella è
Roberto Mirri, insieme ci chiamano "il gatto e la volpe". Ho cambiato
tante squadre ma qui ho trovato proprio il mio habitat. Con Stefano
Laghi - il President - ho un rapporto di amicizia vera e gli devo molto
come tranquillità. È un presidente atipico: ha impostato la squadra
sull'agonismo ma lascia liberi e quando ti trovi bene le cose vengono
più facili. Un esempio. Tra di noi nessuno è un campione, paragonabile
ai vincitori delle granfondo, ma siamo una squadra molto agonistica.
Sentiamo molto le gare ma il modo di fare di Laghi ti mette a tuo agio.
Per noi la Nove Colli non è una granfondo, ma "la" granfondo. Quest'anno
ci sono arrivato al top della forma e avevo paura di sbagliare. Lui mi
ha saputo dare tranquillità: «sai quel che devi fare, andrà bene». Mi
piace il ritrovarsi, fare i raduni, mangiare come i maiali e in questa
squadra c'è anche quello. Tra una granfondo l'altra ci aggreghiamo al
gruppo capitanato da Claudio Vestrucci per partecipare alle
cicloturistiche ed è raro trovare questo in una squadra agonistica.
Mi trovo veramente bene con gli Scatenati; non riesco a pensarmi in un'altra squadra.
Quali sono i tuoi obiettivi principali per il prosieguo della stagione 2015?
Fatte la Sportful e La Montblanc andrò all'Oztaler, ma conoscendomi non starò due mesi senza correre.
Qual è stata la tua gara più bella, quella che ricordi più volentieri?
Non ce n'è una sola ma al primo posto c'è la Nove Colli 2014: la gara
perfetta! E quest'anno se non avessi rotto il pacco pignoni avrei vinto
la categoria.
Un tuo sogno nel cassetto da ciclista e come uomo?
Continuare a divertirmi così. Visto che spesso vado sul podio in una
categoria che non è facile come quella dei Veterani, vorrei vincerla una
volta per Laghi e per la squadra. Quest'anno sono arrivato 2° alla Gf
Stelvio Santini per 49 secondi, ma non è che non ci dormo.
Grazie Stefano, in bocca al lupo!
Informazioni:
Gli Scatenati - sito ufficiale
Ufficio Stampa
foto Ufficio Stampa
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mercoledì 29 luglio 2015
FO - Ciclismo, Stefano Benci tra bici e tartufi
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