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mercoledì 10 dicembre 2014

Il Punto di Simone Feroli

E' possibile fare sport di alto livello in Romagna? Cominciamo con una analisi dei primi tre sport, per pubblico, in Italia, ovvero calcio, basket e pallavolo.
Partiamo dal calcio. Il Cesena arranca in serie A. Il Forlì è stabile appena sopra la linea di galleggiamento in serie C. Il Rimini è sì in testa al campionato, ma quello di serie D. Per non  parlare del Ravenna che lotta per vincere il campionato di Eccellenza.

Il basket? A Forlì, in A2 Gold, la situazione è nota, con gli stranieri in fuga e gli italiani che - si dice -  potrebbero non scendere in campo nel prossimo turno. A Ravenna si è stabilmente tra le prime in serie A2 Silver, terzo campionato nazionale, ovvero la vecchia B1. A Rimini, invece, i Crabs cercano di non rimanere invischiati nella zona retrocessione in Divisione Nazionale B, ovvero un gradino sotto alla A2 Silver.

Capitolo volley. A Rimini e a Cesena non ci sono squadre che lottano in serie A1 o A2, maschile e femminile. A Ravenna la Robur Costa è tra le migliori della SuperLega, la vecchia serie A1, mentre a Forlì è la Volley 2002 Forlì, A1 femminile, a portare in giro per l'Italia il nome di Forlì, dopo che la Volley Forlì si è ritrovata prima in B2 e ora in B1 nonostante i quasi trenta campionati passati tra A1 e A2.

La domanda è sempre la stessa. E' possibile fare sport di alto livello in Romagna? Certo, a Forlì e a Rimini ci sono rispettivamente il Softball Forlì e il Baseball Rimini. Ma, nei primi tre sport nazionali, non ci sono compagini che militano stabilmente nei campionati di vertice. Spesso l'altalena è ricorrente: tante stagioni nella cadetteria, qualche anno nell'Olimpo dello sport e poi di nuovo in Purgatorio. In mezzo, ahinoi, anche qualche fallimento. Le cause di tutto ciò? Difficile da dirlo. La crisi economica potrebbe essere una, ma venti o trenta anni fa la crisi non esisteva, anzi. La mancanza di un progetto? No perché in presenza di un progetto - vedi Ravenna nella pallavolo maschile - i risultati arrivano. La mancanza di dirigenti all'altezza? Nemmeno, perché la Romagna sotto questo aspetto sforna professionisti mica da ridere, vedi il cesenate Rino Foschi o il forlivese Maurizio Gherardini, andato ad insegnare il basket nella terra della palla a spicchi. Le squadre romagnole non hanno ambizioni? Direi di no. Anzi. I dirigenti delle squadre puntano sempre in alto. Certo, è anche vero che coltivare un sogno e realizzarlo ha costi notevoli.

Cosa hanno Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini, che nel calcio sono o sono stati ai vertici o vicino ad essi, meno di Chievo - un quartiere di Verona -, nel calcio, di Città di Castello nella pallavolo, o di tante altre città medio-piccole? Sulla carta niente, anzi. Certo, ogni città ha la sua vocazione sportiva, lo dice il numero degli spettatori: Ravenna è una città di pallavolo, Cesena di calcio, Forlì di basket.

Forse aprirsi ad investitori esterni - sempre che ce ne siano - anche senza mollare la società, porterebbe forze economiche fresche. Insomma, più soldi, più investimenti, più possibilità di arrivare in alto. E' vero anche che i magnati disposti ad investire nello sport sono sempre meno, ma non sono spariti del tutto.

Alla fine dei conti non sono riuscito a rispondere alla domanda: è possibile fare sport di alto livello in Romagna? Pensateci voi e, se avete risposte e dunque idee, provate a suggerirle ai dirigenti delle vostre squadre romagnole del cuore.

Simone Feroli



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