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martedì 25 ottobre 2016

FO - Calcio, la storia del calcio a Forlì e del suo primo presidente

Forlì Fc: Il Forlì Calcio nacque nel lontano 1919. Già prima, si giocavano partite di pallone, grazie a due società che poi si unirono, ovvero il Forlì Foot-Ball Club e l'Unione Calcio Romagnolo. Entrambe finiro a costituire la Sezione Calcio dell'Unione Sportiva Forti e Liberi. Poi, venne fondato il Forlì Calcio. Il primo presidente fu Giuseppe Pasqui. Nato il 7 aprile 1889, Giuseppe Gaetano Giovanni nacque da Emanuele, di professione caffettiere, e da Virginia Rusticali, sarta.  Uomo colto, brillante, sapeva divertire i bambini e parlava anche inglese. Fu un coraggioso protagonista della Grande Guerra, dopo aver partecipato alla campagna di Libia.
In particolare, da Capitano nella Prima Guerra Mondiale, affiancato a Cesare Battisti, ricevette una medaglia di bronzo al valor militare per essersi distinto sul Monte Zebio (1917). Amante dello sport, del calcio e del nuoto, fu tra i "Forti e Liberi" e tra i fondatori del Forlì Calcio di cui fu Presidente dal 1923 al 1927. Fu anche calciatore, presumibilmente prima del 1912, a Campostrino.

Durante la sua presidenza fu costruito lo stadio "Tullo Morgagni" e la squadra forlivese passò dalla "Terza" alla "Prima Divisione".

Aveva due fratelli: Domenico e Raniero (campione italiano di tuffi) e una sorella, Rosa.

Era sposato con Maddalena Pasini (1894-1980) figlia di un ristoratore. Abitavano nella casa d'angolo tra via Saffi (corso Diaz) e via Trento, verso il torrione dell'acquedotto. Una piccola curiosità: nella stessa casa crebbe poi Marino Bartoletti.
La coppia ebbe due figlie: Gisella (1920-2008) e Adriana (1922-2013) entrambe insegnanti, l'una di scienze, l'altra di inglese. Giuseppe comprò da Ottavia Pasqui (figlia di Gaetano l'agronomo birraio) la casa già fabbrica di birra in cambio di un vitalizio per lei presso l'Istituto Buon Pastore.

Ricoprì incarichi nella Giunta comunale di Forlì nei primi anni '30.

Per salvare la casa già fabbrica di birra (era sull'attuale via Ponte Rabbi, tuttavia sarà demolita dai nuovi proprietari negli anni '80), consigliò a Mussolini di costruire il Sanatorio non su viale dell'Appennino (com'era previsto inizialmente), ma sull'altra sponda del Rabbi, persuadendo il Capo del Governo che là c'era "aria più buona".

Coinvolto suo malgrado in un dissesto finanziario, perse la casa che fu messa all'asta dal tribunale. Il disonore lo tormentò a tal punto da togliersi la vita ad Assisi, dove aveva cercato conforto religioso, la vigilia di Ferragosto del 1938.

Simone Feroli

Un sentito ringraziamento a Umberto Pasqui per la parte testuale e per le foto

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