Panathlon: C’è un grande tema che rimarrà aperto dopo le Olimpiadi di Rio de Janeiro e malauguratamente finirà per adombrarle di sospetti e di veleni: il doping. Le premesse ci sono tutte. La vicenda della Russia, prima esclusa per doping di Stato riconosciuto per le Olimpiadi di Mosca e Sochi dalla WADA e poi riammessa alle gare, tranne l’atletica, fa discutere già alla vigilia.
Figuriamoci a posteriori, alla luce dei risultati che scaturiranno dalle competizioni nelle diverse discipline dove, tuttavia, non è scontato che gli atleti russi possano partecipare. Il CIO, infatti, nell’adottare la decisione e nell’assumere le proprie responsabilità, passa la mano alle Federazioni Internazionali che potranno autonomamente decidere se escludere o accogliere gli atleti russi nelle loro discipline.
Il Presidente del CIO Thomas Bach ha così motivato la decisione: “Un atleta non deve soffrire o essere sanzionato per gli errori di un sistema di cui non faceva parte. A qualcuno questa decisione non piacerà ma è stata presa dopo un lungo dibattito. Ci siamo regolati in base al desiderio di fare giustizia a favore degli atleti puliti.”
Questa decisione è equilibrata e corretta perché una punizione collettiva non risponde al sentimento di giustizia.
Non potranno sicuramente essere schierati gli atleti che in passato siano stati colpiti da sanzioni per doping, anche se hanno scontato la pena.
Per il Panathlon è un’occasione per continuare un dibattito, alla luce del proprio statuto (art. 2 comma 3 paragrafo G) che dice: “Il Panathlon International respinge il ricorso a tutti i tipi di doping, di violenza, di razzismo e di corruzione e si impegna ad incentivare e a sostenere le attività a favore dei disabili, le attività per la prevenzione della tossicodipendenza e per il recupero delle sue vittime, le iniziative di solidarietà con i veterani sportivi, la promozione e la realizzazione dei programmi di educazione alla non violenza e di dissuasione dal doping”.
Alla luce di questi principi il Panathlon ha portato avanti la propria campagna “NO DOPING”, lanciata nella primavera 2014 e molto apprezzata dal CIO e dalle Federazioni Internazionali.
Ad olimpiadi concluse si potrà avviare un grande confronto di idee e proposte tra tutti i panathleti che vorranno intervenire, sia sugli organi di comunicazione che attraverso seminari e convegni.
Ufficio Stampa
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