Ac Cesena: Sul proprio profilo Facebook - dal quale è tratta anche questa foto - il presidente del Cesena, Giorgio Lugaresi, ha voluto parlare ai tifosi bianconeri per ricordare le radici, recenti e non, del Cesena. E lo ha voluto fare con un lungo post, un messaggio rivolto a tutti coloro che hanno a cuore le sorti del club bianconero. Di seguito il messaggio completo, dal titolo "Per non dimenticare mai da dove veniamo! Vuoto cosmico".
Questa sarebbe potuta diventare una storia vera, se tra il 12 dicembre del 2012 e il 12 febbraio 2013, 12 valorosi non ci avessero messo la faccia.
Provate, come a volte faccio io, ad entrare allo Stadio Manuzzi al mattino presto. Provate a farlo di Domenica, prima di andare a messa. Giungerete alla via Emilia dove non c’è quasi nessuno. L'edicolante vi guarderà curioso e come al solito vi saluterà gentile. Niente edizioni locali, ormai senza il Cesena Calcio, non ha più un gran senso leggerle. Mi tornano a mente i giornalisti di quegli anni; con alcuni andavo d'accordo, mentre con altri era impossibile trovare un linguaggio comune: non ci capivamo, come se vivessimo in una torre di Babele. Colazione da Fagioli e anche lì tutti festosi, subito a parlarmi della nostra Squadra, che “andava bene quando c'era Lei presidente e i suoi amici”, mica come quando c'erano “quelli là...”, ma che comunque il Cesena, c'era! Poi con calma, guidando piano, sbirciando le prime pagine del quotidiano nazionale, arrivare allo Stadio Manuzzi. Vuoto. Parcheggi vuoti. La piadinaia ormai chiusa da tempo, il Bar degli Ultras trasformato in una lavanderia a gettoni, il Bar dei cinesi con il cartello “AFFITTASI”. I botteghini dei biglietti, tutti chiusi e abbandonati. Anche quello degli accrediti che di solito aveva la fila più lunga perchè gli ospiti ritiravano le buste coi biglietti Omaggio (almeno 800 per partita e 1200 in serie A!), vuoto! Ho il telecomando, ma non c'è più la corrente elettrica ed entro nel piazzale della Tribuna aprendo il cancello arrugginito a spinta. C'è solo un vecchissimo pulmino Mercedes con le effige del Cesena, acquistato con fatica e orgoglio nel 1980, non viene messo in moto da dieci anni, lo guidava con gioia Pio Campana e poi Netzer; ha le gomme sgonfie. Gli aghi dei vecchi Pini hanno creato sull'asfalto, un tappeto di un colore indefinito e le foglie degli alberi caduchi, sembrano rincorrersi nel rivolo di vento come se fossero i padroni assoluti del posto. Entro negli spogliatoi con la vecchia chiave. Il busto in bronzo dello “zio Dino” è ancora lì, coperto di polvere e ragnatele. Quello, a mio padre non è mai stato fatto, ed almeno non è in quello stato fatiscente. Ad Edmeo hanno dedicato il nome di una rotonda, una delle mille rotonde di Cesena, una gran bella trovata, ne sarò per sempre grato all'allora Sindaco Lucchi. Quella è mantenuta bene, del resto è all'ingresso di un Supermercato... Al grande Conte Rognoni il Comune gli dedicò, su richiesta dell'AC Cesena, il Centro Sportivo di Villa Silvia; al grande Dino Manuzzi lo Stadio della Fiorita, ad Edmeo, 22 anni di presidenza, una rotonda. Quando non ci sarò più io, non ci penseranno nemmeno a dedicarmi qualcosa, anzi sarò stato il presidente dell'ultimo Cesena, quello del fallimento, anche se i falliti sono “quelli là”! Però il ricordo di “quelli là” passerà nel dimenticatoio. E' il destino dei faccendieri, in qualche modo se la cavano sempre. La rotonda è l'unica ancora viva! Evidentemente il Sindaco Lucchi, ci aveva “visto lungo”.. Entro nel corridoio che porta agli spogliatoi; quello per gli ospiti è il primo, poi c'è quello per i nostri giocatori e quello degli arbitri. L'odore di muffa e il puzzo di fogna dello scarico dei bagni e delle docce, mi coglie sempre di sorpresa, anche se vengo a fare questo giro quasi tutte le domeniche, prima di andare a portare i fiori al cimitero di Polenta. Sarà che sono prossimo ai settant'anni e ho perso qualche neurone.. Lo spogliatoio degli ospiti è stranamente chiuso e non riesco ad aprirlo già da un po' di domeniche e mi pare di sentire da dietro la porta un sottile rumore, come se qualcuno russasse e poi, mentre mi dirigo verso il “nostro spogliatoio”, mi pare di udire il vagito di un bambino. Che sia stato occupato da una famiglia di nomadi? Ormai la Città ne è invasa da tempo. Il centro città è il loro bivacco e i “gloriosi commercianti” solo un antico ricordo. Tutte le previsioni catastrofiche, purtroppo si sono avverate. Il Centrò città è stato disidratato dalla vita che lo animava! Quei rumori saranno gioco,solo della mia immaginazione? Nessuno comunque verrà a controllare. Questi locali non interessano più a nessuno. Lo spogliatoio del Cesena è il luogo più vuoto che abbia mai visto! Niente sedute, niente attaccapanni, niente cesti per la biancheria del dopo-partita, niente panche coi nomi degli atleti, niente di niente. I soliti tre lettini dei massaggi non ci sono più, e della meravigliosa parete attrezzata Technogym, non sono rimasti che i tasselli ad espansione nel muro scrostato. Rimangono solo nella mia immaginazione, le voci dei vecchi protagonisti passati di lì negli anni e ne ho visti tanti! Il Mister “oggi vi voglio vedere sputare l'anima in campo”; i giocatori carismatici “ ragazzi chi non se la sente, lo dica subito, perchè se me ne accorgo in campo, poi qui dentro vi prendo a calci ne culo!”. Rino Foschi un Grandissimo che sapeva essere autoritario all'occorrenza, o dolcissimo come zucchero filato, se era necessario esserlo. Il più Grande Professionista col quale ho lavorato! Le docce sono quasi in buono stato, ma qualche cretino si è portato via i soffioni e l'odore dagli scarichi è di un olezzo nauseabondo. Provo a far scorrere un po' d'acqua per riempire i sifoni, ma un sinistro borbottio rivela che anche l'acqua non c'è più, è stata tolta. Nello spogliatoio degli arbitri, hanno portato via anche lo specchio destinato “all'arbitro del gentil sesso”.. Una devastazione. Nella zona della lavanderia dove sono state centrifugate più di dieci milioni di mute tra maglie, braghette e calzettoni, è rimasta una vecchia asciugatrice che non ha voluto neppure il rigattiere. Decido di scendere il tunnel per arrivare al campo. Buio, buio pesto. Conosco bene i gradini ricoperti di gomma per non far scivolare i giocatori prima di una partita. Mentre avanzo piano, mi chiedo quanti atleti lo avranno fatto in tanti anni e provo a fare un rapido calcolo: 22 partite per campionato, più le amichevoli, la coppa Italia, i tornei, gli allenamenti del Mister, per almeno 40 anni...vediamo un po', forse faranno...,ma sono troppi e non riesco a mettere in fila tutti quei numeri. Da bambino avrei detto “un sacco di giocatori”, allargando le braccia, come quando mio padre Edmeo, mi chiedeva: quanto bene vuoi alla mamma? “Un sacco babbo” e allargavo le braccia! Era la mia massima unità di misura..Ecco ne sono passati un sacco!! Qualche ragnatela mi avvolge il viso e devo togliermi gli occhiali che hanno lenti sempre più spesse. Finalmente le scale che portano al campo; il “mitico campo del Manuzzi”. Una volta entrandoci ne sentivi subito l'odore di erba fresca appena tagliata, veniva tenuto con religiosa attenzione, tant'è che il “mitico Buratti” ne faceva una malattia se non era il campo in erba migliore d'Italia, ma poi “quelli là”, l'hanno fatto fare di plastica. Bello e funzionale, ma ha odore di plastica e non è naturale. E' inutile ricordare quelle scelte, ormai che sia di plastica o in erba naturale non ha più importanza, non ci gioca più nessuno! E poi, forse i campi di gioco sono ormai tutti in sintetico, non lo so, non seguo più le partite di calcio da quando non c'è più il Cesena, come per il ciclismo, senza Pantani, per me quello Sport lì è morto per sempre! Ho anche il rammarico di non essere riuscito a riportare l'erba vera al Manuzzi; troppi debiti da asciugare. La giornata è bella, soleggiata e questo dovrebbe aiutare il mio umore, nonostante lo scempio che i miei occhi stanchi vedono ai primi passi fatti dentro al campo: le poltroncine degli spalti sono state tutte divelte, vendute a non so chi, forse per pagare un po' di creditori; il cartellone luminoso nella curva ospiti non c'è più, sono rimasti solo i tubi a protezione di quella struttura che ora sarà in un altro Stadio con la propria Squadra di Calcio, oppure vecchio e obsoleto sarà stato buttato via. Cammino sul campo di plastica e lo trovo gibboso come se mille talpe lo frequentassero regolarmente. Una sensazione che mi fa venire le lacrime agli occhi. La curva Mare non c'è più. LA CURVA MARE NON C'E' PIU'! Nessuno canterà mai più Romagna Mia con la sciarpata mostrata orgogliosamente anche dopo una sconfitta, perchè in nostri giocatori ce l'avevano messa tutta, con “orgoglio e sudore”. La copertura è stata smontata per motivi di sicurezza e la stessa sorte ha avuto la Gradinata e la Curva ferrovia. Restano solo i tralicci rossi e nudi come dita rivolte in cielo verso Dio. Ricordano mani nodose di vecchi senza più forza. Quelle mani supplichevoli, non sono riuscite a far capire che il Cesena andava salvato! Non sono riuscito a far capira a chi avrebbe potuto, che tutti noi, senza la nostra Squadra, saremmo diventati TUTTI PIU' POVERI PER SEMPRE!! Le due porte, dove abbiamo visto i nostri Eroi segnare “per farci sognare”, non ci sono più, vendute anche quelle. Le righe nel campo sono sempre lì, plastica su plastica e per quello, devo ammetterlo, i costruttori avevano ragione:”dureranno in eterno” dicevano, come il Cesena, come la Squadra del Cesena con le sue tradizioni, i suoi tifosi, i tanti appassionati! Ed invece non è stato così. La Squadra non c'è più, le Squadre del Settore Giovanile si sono sciolte e i quasi trecento ragazzi della Romagna, hanno perso la loro opportunità nel mondo professionistico. Nel Cesena hanno indossato le braghette corte e la maglia bianco-nera almeno 20.000 ragazzini! Già da un bel po', tutti i dipendenti hanno perso il posto e non lavorano più per l'A.C.Cesena SpA. Persino le numerose Società di Calcio dilettantistico a noi collegate, hanno perso la loro identità senza un Locomotore come il Cesena Calcio. Tutto è finito. “Meglio l'Eccellenza di questa Dirigenza” recitava uno striscione nel 2004, ma la Squadra c'era e proprio quell'anno con Castori vincemmo la Coppa Italia di serie C e i Play Off a Lumezzane per tornare in serie B. Oggi una Squadra di Eccellenza non si può permettere neppure di aprirlo lo Stadio Manuzzi; troppi i costi! Storia passata che ormai non ricordo più nemmeno io, che ne ero il Presidente e figuriamoci i nostri figli. Ai nostri nipoti poi, nessuno gli ricorderà i giorni gloriosi della seria A, di Schachner, Di Bartolomei, Garlini, Boranga, Piraccini, Hubner, Salvetti, Ceccarelli, Ammoniaci, Giaccherini, Parolo, Antonioli, Cascione, De Feudis, Renzetti, Marilungo, Corrado Benedetti che una malattia se l'è portato via in 81 giorni ed oggi non c'è più nemmeno la Squadra a ricordarlo: mi vergogno per questo! Come la gente si vergogna di me. Molti, da subito dopo il disastro hanno smesso di salutarmi, anzi hanno iniziato a far finta di non conoscermi, a non vedermi come se fossi l'uomo invisibile! Ma forse è meglio così. Parlare del Cesena mi fa male sempre di più. E' meglio che sia diventato invisibile! Che tristezza: Cesena Città dello Sport nel 2014 perchè aveva 22.000 praticanti che però ha perduto per sempre, l'elemento trainante della cultura sportiva Cesenate: Il Cesena Calcio, la Squadra del Cavalluccio. In pochi abbiamo tentato con tutte le nostre forze di salvare la Squadra della nostra città. Troppo pochi e lo dicevamo ad ogni occasione. Non ci credette per davvero neppure l'Amministrazione Comunale. Come al solito però, subito dopo il fallimento, tutti a prendere le distanze da chi ha accompagnato l'AC Cesena al disastro assoluto, fino a sparire. Molti di noi hanno pagato e anche molto, come me, di tasca propria l'impossibile tentativo di risanare una Società piena di debiti, fatti dalla precedente gestione, ma molti altri sono stati appena sfiorati dal tornado del fallimento e nessuno li ha mai considerati responsabili di nulla. E chi ha fatto tutti quei debiti, ha pagato qualcosa? Sono passati solo dieci anni e siamo in Italia, ci vuole più tempo, lo sappiamo tutti...“Che cosa volete farci, altri avevano grandi possibilità economiche, ma non erano tifosi” che colpa ne hanno? Che colpa ne hanno se abbiamo perso l'Eccellenza dello Sport Romagnolo? Ma che colpa ne hanno? E non conta nulla se nel petto dei loro dipendenti e collaboratori, hanno visto morire un pezzetto di cuore bianco-nero: ma che colpa ne hanno?
Ecco, il 12 Dicembre 2012 se non ci avessimo messo la faccia e i soldi, avremmo vissuto tutto questo e ancora oggi, anche se le cose vanno decisamente meglio e il buco spaventoso creato da “quelli là”, l'abbiamo notevolmente ridotto, c'è ancora da “vivere col fiato sospeso”. Però provo a cercare dentro di me un po' di serenità, noi siamo ancora quasi tutti lì, qualcuno però l'abbiamo perso per strada, senza capirne il perchè, ad impegnarci tutti i giorni come e con più determinazione del 12 dicembre 2012. Me ne vado al cimitero di Polenta a portare i fiori freschi, non mi convinceranno mai che quelli di plastica sono migliori, più pratici e duraturi di quelli veri. Quelli che ho in mano sono poveri, ma io risponderò sempre che quelli finti odorano di plastica, non profumano come i miei, non profumano come la vecchia cara erba del Manuzzi.
Giorgio Lugaresi
Presidente AC Cesena SpA
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giovedì 2 luglio 2015
CE - Calcio, il presidente Lugaresi: "Per non dimenticare mai da dove veniamo!"
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