Il Premio si pone l’obbiettivo di premiare grandi giornalisti sportivi italiani. La scelta dei premiati, fatta da una commissione interna al Panathlon Club Forlì, è sempre stata di altissimo livello:
Marino Bartoletti nel 2011,
Mario Mattioli nel 2012
Angelo Zomegnan nel 2013,
Leo Turrini nel 2014.
Nel 2015, giunto alla 6a edizione, il Premio "Salvatore Gioiello" verrà assegnato, nel corso della cena conviviale al Circolo della Scranna di Forlì, a: Matteo Marani
Giornalista, dal gennaio 2008 è il Direttore del "Guerin Sportivo", che è la rivista sportiva più antica del mondo, essendo nata a Torino nel 1912. Uno dei fondatori fu Giuseppe Ambrosini, che è stato il primo Presidente del Panathlon Club Forlì. Anche per questo, il nostro Club ha sempre avuto un rapporto molto stretto con il Guerin, soprattutto dopo che nel 1974 la sede fu trasferita a Bologna grazie all’editore Luciano Conti, che volle la trasformazione da giornale a rivista.
Una tradizione consolidata vuole che praticamente tutti i direttori del Guerin abbiano fatto visita al nostro Club. Il primo fu il mitico Gianni Brera (nel 1963, prima ancora di guidare il Guerin), poi Italo Cucci, Adalberto Bortolotti, Marino Bartoletti, Paolo Facchinetti, Filippo Grassia, Domenico Morace, Giuseppe Castagnoli, Ivan Zazzaroni, Andrea Aloi. Per tutti l’ospitata al Panathlon Forlì è stata quasi un piacevole obbligo per celebrare la nomina al vertice del Guerin.
Oggi possiamo finalmente avere con noi l’attuale direttore Matteo Marani. Forse abbiamo atteso più del solito (dalla sua nomina nel 2008), ma con la consegna del Premio "Salvatore Gioiello", colmiamo questa lacuna nel modo migliore e più degno.
Matteo Marani, nato a Bologna il 2 ottobre 1970, è laureato in storia. Ha collaborato con testate nazionali come Il Messaggero, il Corriere dello Sport-Stadio e Il Sole 24 ORE. Dal 2008 è direttore del Guerin Sportivo. Sotto la sua direzione sono avvenuti importanti cambiamenti: nel 2009 il passaggio da settimanale a mensile, nel settembre 2010 è stato creato il sito web del GS, strutturato come un blog (http://blog.guerinsportivo.it/), entro il quale Marani tiene una sua rubrica "Il Corsivo di Matteo Marani".
Oltre alla attività giornalistica, Marani tiene corsi sul linguaggio del giornalismo alla IULM di Milano e all’Università di Bologna ed è scrittore di successo: nel 2007 ha pubblicato il libro "Dallo scudetto ad Auschwitz – Vita e morte di Arpad Weisz, allenatore ebreo", con il quale ha vinto il Premio per la letteratura sportiva di Chieti nel 2009 e il Premio nazionale letteratura del calcio "Antonio Ghirelli" per la categoria Saggistica e Narrativa (promosso dalla Figc e Fondazione Museo del calcio) nel 2014.
"Dallo scudetto ad Auschwitz" racconta il viaggio-inchiesta alla scoperta di Arpad Weisz, allenatore ebreo-ungherese che dopo avere guidato l’Inter alla conquista dello scudetto, con il Bologna «che tremare il mondo fa» vince due scudetti consecutivi. È il tempo di Schiavio, di Monzeglio. Nella finale del Trofeo dell’ Esposizione, a Parigi nel 1937, il Bologna batte 4-1 i maestri del Chelsea. Il Bologna lo licenzia a fine ottobre del ’38, poi scompare nel nulla, condannato all’oblio dalle leggi razziali di Mussolini e dalla follia criminale di Hitler. Muore nel gennaio 1944 ad Auschwitz, dove il suo fisico da atleta aveva resistito per ben 16 mesi.
Matteo Marani, con una ricerca lunga e meticolosa, degna del miglior giornalismo investigativo, è riuscito a ricostruire il glorioso percorso calcistico di un precursore del moderno allenatore professionista e il tragico destino di uomo, marito e padre. Il risultato è un libro asciutto nella forma ma denso nella sostanza, retto dall’inizio da una tensione narrativa che tiene avvinto il lettore, facendolo partecipe, con il racconto della fuga dei Weisz in Francia e in Olanda, della cupa atmosfera dell’Europa occupata dalle truppe naziste. È un libro che commuove e indigna, che va letto tutto d’un fiato tanto è affascinante il personaggio di Weisz.
Marani ha inoltre ricevuto i premi giornalistici Ussi nel 1996, "Piero Dardanello" nel 2005 e "Beppe Viola" nel 2010.
Ha iniziato a scrivere per il Guerin 16 anni fa. "Ho avuto la fortuna di diventare giornalista quando ero ancora giovanissimo e di lavorare con grandi Direttori (Italo Cucci, Marino Bartoletti, Ivan Zazzaroni) da cui ho cercato di apprendere più che potevo".
Sui motivi del successo del Guerino dichiara: "Il Guerino insegue l’approfondimento e non la polemica, come invece fanno le altre testate. Non siamo schierati per nessuna piazza, non facciamo il tifo per nessuna squadra. L’unica squadra per cui tifiamo è l’Italia. I nostri giornalisti di punta sono Roberto Beccantini e Gianni Mura, i migliori che in questo momento abbiamo in Italia. Il Guerino non è schiacciato sulla cronaca e questo non vuol dire essere distaccati dall’attualità, ma vuol dire guardare all’attualità con tempi e modi diversi. Il passaggio da settimanale a mensile è stata una scelta difficile ma che ci ha premiato: l’impostazione che la rivista adottava era stata definita da Cucci nel 1975, quando il calcio aveva un calendario diverso e le partite si giocavano per lo più la domenica. Poi c’è stata una rivoluzione, uno stravolgimento totale che ha portato questo sport ad essere giocato tutti i giorni. Ciò rendeva complicatissima l’organizzazione interna della nostra testata, eravamo sempre in ritardo e non riuscivamo più a raccontare gli avvenimenti, per questa ragione che abbiamo dovuto adottare una formula diversa, nuova, adatta alla realtà dei nostri giorni e che rendesse il giornale sempre attuale". Tra le tante grandi firme che ha ospitato il Guerino, quello che ricorda con affetto e riconoscenza è Gianni Brera. "È stato l’uomo che ha rivoluzionato il linguaggio sportivo. Dobbiamo a lui il vocabolario del calcio. E’ stato il più grande di tutti". Non si può non condividere!.
Ufficio Stampa Panathlon Club Forlì
foto Ufficio Stampa Panathlon Club Forlì
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